Madre sufficientemente buona di Winnicott

Per Donald Winnicott, psicoanalista inglese di stampo freudiano, la “madre sufficientemente buona” possiede in maniera istintiva le capacità di accudire il bambino, affettivamente presente ma dosando opportunamente il livello della frustrazione che gli infligge.
La madre sufficientemente buona possiede la cosiddetta preoccupazione materna primaria: uno stato psicologico indispensabile perché possa fornire le cure adeguate al bambino e che le permette di “fornire il mondo” al bambino con puntualità, facendogli sperimentare l’onnipotenza soggettiva. Tra i compiti della madre, infatti, vi è anche quello di presentare il mondo al bambino (presentazione degli oggetti): la madre sufficientemente buona sa istintivamente quando presentare gli oggetti al piccolo, quando accudirlo, quando e come frustrarlo facendo sì che il suo sviluppo proceda senza intoppi e senza traumi per lui soverchianti.

Allo stesso tempo, Donald Winnicott definisce madre non sufficientemente buona intendendo quella madre che fornisce al bambino cure senza creatività, senza adattarsi a lui e in maniera meccanica, in genere perchè vittima di psicopatologie depressive o simili; con una madre non sufficientemente buona il bambino smetterà presto di vivere nell’illusione che sia lui a creare e distruggere gli oggetti, e vivrà in un mondo, presentatogli dalla madre, alla quale egli dovrà essere accondiscendente: la creatività nascente potrebbe così essere uccisa.
Anziché essere la madre ad adattarsi al piccolo, in questo caso sarà il piccolo a doversi adattare alla madre (o alla principale figura di accudimento). La madre non sufficientemente buona può distruggere in maniera traumatica l’esperienza dell’onnipotenza soggettiva del bambino, favorendo in particolare lo sviluppo di un falso sé o doppio legame.

 

 

 

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