Non perdo mai di vista l’attenzione e la cura verso le risorse individuali insite in ogni persona, al di là del momento di difficoltà, più o meno lungo, che sta vivendo.

Mi piace pensare al sostegno farmacologico come a un salvagente.

Immagino una persona che sa nuotare ma che improvvisamente si trova ad affrontare un mare in tempesta lontano dalla riva.
Alcuni riescono a raggiungere la riva semplicemente a ritmo di bracciate, altri più stanchi o più fragili possono avere bisogno di un salvagente al quale aggrapparsi per riprendere fiato e ricominciare a nuotare.

Il farmaco non si sostituisce mai alla persona, è semplicemente un aiuto e un sostegno, a volte necessario e prezioso, che esaurito il suo compito viene sospeso.