La pratica nella psicoterapia psicosintetica – Prima parte

Nel lavoro con i pazienti è necessario visualizzare la terapia come un’interrelazione tra:

  • Personalità del terapeuta (con tutto il corredo di storia personale)

  • Personalità del paziente (struttura di personalità e ambiti di vita)

  • Tecnica

Pensare alla pratica psicoterapeutica non deve essere fatto esclusivamente in un’ottica concettuale, ma è necessario tenere presente tutto il background nostro (del terapeuta), del paziente e soprattutto la tecnica da utilizzare.

 

Il Setting

Spazio di contenimento che protegge il rapporto tra terapeuta e paziente, connotandolo in modo diverso dalla relazione amicale. L’amore che il terapeuta offre al paziente è un amore “educato”, fatto di pazienza, silenzi, assenza di giudizio, ecc. ed è ben diverso da qualsiasi altro tipo di amore, in particolare quello delle relazioni personali.
Da ricordare che esiste sia un setting esterno (luogo, data, orario, ecc.), sia un setting interno (lavoro costante su di sé). Nel setting rientra anche tutta la rete di professionisti che il terapeuta costruisce intorno al paziente (come lo psichiatra, medico di base, familiari, ecc.).

La terapia, dato il suo carattere sacro, va pagata: questo è un altro aspetto fondamentale del setting terapeutico. Ovviamente il paziente deve essere motivato e capire di conseguenza l’importanza del percorso che sta svolgendo; da notare che quando questo aspetto è carente il paziente inizia ad arrivare in ritardo, dimenticare gli appuntamenti, a pensare che il terapeuta sia un amico, ecc.

Ma cosa fare, sempre a livello di setting, quando il paziente decide di sospendere la terapia?
Ovviamente ogni situazione che si presenta al terapeuta va affrontata a seconda del paziente, sempre però con l’obiettivo di preservare la relazione terapeutica. Molte sono le terapie finite male a causa di:

  • Non è stato mantenuto il setting e quindi il terapeuta si è trasformato in un amico
  • Sono pazienti che hanno paura del confronto
  • Il terapeuta non si è comportato bene, così che il paziente inventa una scusa per non richiamare

Per questo motivo occorre sempre indagare le motivazioni per cui un paziente ha deciso di interrompere la terapia precedente.

Come comportarsi in riferimento al contatto fisico e come gestire le domande personali dirette?
Anche qui dipende a seconda del paziente e a seconda di come il terapeuta si sente, sempre in riferimento alla tutela della relazione terapeutica.

 

Il piano terapeutico

Per poter pensare ad un buon piano terapeutico è necessario comprendere che tipo di persona abbiamo di fronte al fine di scegliere la strada migliore per gli obiettivi che desideriamo raggiungere.
In linea generale: quando le persone stanno molto male può essere utile lavorare su loro senso di dignità e per farlo è fondamentale che sia per primo il terapeuta a provarlo e che lo trasmetta al paziente. In quest’ottica il terapeuta funge da veicolo, sostiene e accetta il paziente per ciò che è sostenendolo (con lo sguardo) sempre.
È necessario concordare con il paziente 2 o 3 obiettivi (non di più) su cui lavorare così che il paziente sia motivato verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Cosa fare in caso di stallo?
Lo stallo è una situazione che prima o poi si verifica. Il paziente ha diritto di rimanere fermo e avere paura, ed è normale che necessiti di tempo. In questo senso lo stallo può essere necessario e funzionale, a condizione però che il terapeuta ne conosca la vera motivazione.

 

La prognosi

I pazienti hanno spesso aspettative irrealistiche circa i risultati che potranno conseguire a seguito della terapia; diventa opportuno spiegare i risultati reali che possiamo ottenere.

In genere si parte lavorando su:

  • Sintomi
  • Strutture che portano il sintomo (questo è un lavoro più analitico)
  • Sviluppo di sub-personalità maggiormente positive e adeguate (o quantomeno trasformare le sub difensive in sub espressive. Per fare ciò è necessario rendere queste sub difensive più consce e utilizzabili dall’Io). Insomma, è un grande lavoro di trasformazione e accettazione.

 


 

Nel prossimo articolo di approfondimento vedremo le fasi conclusive della terapia, le tecniche e la sub-personalità giudicante e la sub-personalità ossessiva.

 

 

 

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