La pratica nella psicoterapia psicosintetica – Seconda parte

Fasi conclusive della terapia: quando e come

La terapia si può dire conclusa in base al contratto che abbiamo fatto con il paziente o che abbiamo eventualmente riformulato in seguito. La terapia si conclude quindi quando il terapeuta risponde al contratto e NON quando il paziente guarisce in tutti gli aspetti.
Quando invece è il paziente che, sentendosi meglio, decide di interrompere la terapia il terapeuta può fare notare che sarebbe opportuno proseguire (questo se il terapeuta nota la persistenza di alcune strutture non risolte che possono portare in futuro a ripresentare gli stessi atteggiamenti/problematiche per cui il paziente aveva deciso di incominciare la terapia).

IMPORTANTE: una svolta cruciale nella terapia che può farla ritenere conclusa è quando il paziente attribuisce a  sé stesso le causa degli eventi, e non a cause/persone/fattori esterni; il paziente può quindi ritenersi guarito quando assume una maggiore consapevolezza e un’attribuzione interna delle cause.

Cosa fare quando il paziente ci domanda tempi e modalità di intervento?
Questo è un momento valido per formulare sia il contratto sia il piano terapeutico, oltre che agli obiettivi (realistici) che vogliamo raggiungere.

Ovviamente la conclusione della terapia è moderata, diminuendo gradatamente gli incontri da 1 volta a settimana, a 15 giorni, a 1 mese.

 

Le tecniche

Tecniche utilizzabili con tutti i tipi di pazienti:

  • Corporee
  • Respirazione addominale
  • Rilassamento progressivo
  • Analitiche e di scrittura:
  • Analisi dei sogni
  • Autobiografia
  • Diario
  • Colloquio
  • Test e questionari
  • Agire “come se”
  • Disegno a tema (per ex sulle sub personalità)
  • Meditazione riflessiva e simboli
  • Modello ideale
  • Visualizzazioni (tutte)

 

Come fare con pazienti che hanno problemi di addormentamento?
Solitamente questo tipo di problema riguarda persone particolarmente ansiose. L’importante è far uscire il paziente dall’idea di “non riesco a dormire” facendogli focalizzare l’attenzione su pensieri belli e positivi, training autogeno, respirazione anti-ansia, ecc.

 

La sub-personalità giudicante e la sub-personalità ossessiva

Quando ci troviamo ad avere a che fare con una sub-difensiva, il lavoro da fare in un’ottica psicosintetica verte su due livelli: il primo riguarda il piano cognitivo (ad esempio disidentificazione), il secondo riguarda invece quello analitico. Questi due livelli in una buona psicoterapia devo essere entrambi compresi ed integrati.

  • La sub-giudicante (è generalmente superegoica)

Eziologia: analisi: da dove viene? Chi è?
Questa è una sub che viene introiettata ed il paziente deve comprendere che porta dentro di sé giudizi altrui (è la mia mamma quando… è il mio nonno quando…, ecc.)
Finalità: che finalità hanno questi giudizi? CHI e PERCHÈ.
Il perché è solitamente molto doloroso da ammettere e accettare, questo comporta un lavoro sul dolore da elaborare. Il perché può fare riferimento anche ad un modello di crescita dettato da un’educazione particolarmente rigida e svalutante.

Questa sub, come anche le altre, deve essere trasformata da difensiva in espressiva grazie all’utilizzo dell’elaborazione cognitiva.

  • La sub-ossessiva

Il nucleo di questa sub è “qualsiasi cosa fai sbagli!”. Questo è il terrore di fondo. Tale paura porta il paziente che presenta questo tipo di sub ad una paralisi decisionale, all’indecisione assoluta, proprio a causa del loro sentirsi sbagliati. Ciò avviene perché questi pazienti hanno avuto genitori giudicanti i quali sono riusciti a creare un vuoto di esperienza. Il vuoto di esperienza è causato dal terrore di sbagliare.
Anche per questa sub il lavoro è prima analitico (da dove viene, quando e perché) poi cognitivo (in questo caso il terapeuta non deve rassicurare il paziente perché non farebbe altro che sottolineare la sua necessità patologica di bisogno di rassicurazioni esterne. È invece importante che il paziente impari a trovare in sé stesso le certezze che gli occorrono. I genitori di questo tipo di paziente, dal canto loro, trovano nella dipendenza del figlio la conferma della loro grandiosità. Lavorando su questo tipo di sub nel paziente si manifesterà rabbia, che il terapeuta deve aiutare ad esprimere in modo molto soft.

Espresso in modo schematico:

pratica psicoterapia psicosintetica

 


 

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