Setting e processo psicoterapeutico – Terza parte

Disturbi evolutivi, involutivi e misti

I disturbi evolutivi sono transitori mentre gli altri, non avendo uno scopo evolutivo, sono tendenzialmente più statici.
Lo stato energetico dei disturbi evolutivi è più elevato ed è presente l’elemento volontà. Nel secondo caso c’è apatia e incapacità volitiva.
Nel disturbo evolutivo c’è apertura verso l’esterno e generosità mentre nel secondo caso ci troviamo in prospettiva narcisitica egocentrica.

Non soffri perché sei malato ma soffri perché ti trovi in una situazione di disagio, di conflitto di crisi che però può essere evolutiva sto soffrendo quindi posso maturare, soffro perché sto maturando” → Esistenzializzazione della malattia.

 

  1. Analisi (Conosci te stesso): analisi della personalità cosciente in primis e successivamente analisi della personalità inconscia.
    Inventario della parte cosciente di noi stessi e poi pian piano s’ indaga l’inconscio nei sui aspetti alti e bassi (autobiografia, interpretazione dei sogni, ecc. Assagioli accetta tutte le tecniche a partire dalle loro indicazioni o dalla loro utilità).
  2. Disidentificazione, esistenzalizzazione e relativizzazione della malattia: la malattia è come una lente d’ingrandimento che tende a far vedere più grandi cose che in realtà non lo sono.
    Spostare la coscienza dalla malattia ad altre parti di sé (molti disturbi si risolvono distogliendone l’attenzione o coltivando le qualità opposte). La volontà di guarire parte dal riconoscimento dei propri valori interiori (voglio guarire perché ne vale la pena).
  3. Progettazione: modello ideale di una nuova personalità. È importante non smantellare subito la personalità patologica (valore delle resistenze). Ri-identificazione in un modello ideale (come immagineresti te stesso guarito? Cosa faresti nella tua vita? Se non avessi questa malattia che problemi avresti?).
    Il paziente sta già alimentando un progetto, quello d’essere malato e convive con questa realtà alimentandola giorno per giorno.
    In questa ottica il terapeuta propone una alternativa evolutiva in una dimensione di co-progettualità.
  4. Psicosintesi: ricostruzione della personalità secondo il progetto attuato nella fase precedente mediante l’utilizzo delle tecniche più utili, più persone collaborano alla realizzazione del progetto in modo organizzato migliori sono le possibilità di riuscita.

 

Quali sono i fattori che fanno deviare dalla strada della propria auto-realizzazione e portano alla patologia?

  • Fattore di libertà: non c’è un determinismo completo, c’è sempre un margine di scelta fra la malattia e la sanità. Si devia dalla propria essenza in un’ottica d’arroganza (sono Dio) o in un’ottica di svalutazione ( non valgo abbastanza).
  • Fattore genetico costituzionale: si può concepire un certo livello di debolezza costituzionale, un’insicurezza ontologica. Un aspetto della terapia (la chiamata) è proprio quello di chiamare fuori le persone, farle nascere a se stesse. Si possono avere fattori di debolezza o di resilienza.
  • Fattore tipologico: possiamo distinguere i tre aspetti fondamentali della nostra psiche, l’aspetto mentale, emotivo ed attivo. Ogni aspetto è caratterizzato da patologie caratteristiche.
  • Io fragile e inconscio forte: già Jung si chiedeva se la patologia originasse dalla debolezza dell’Io o dalla forza dell’inconscio. Egli optò per la seconda ipotesi, un inconscio forte che travolge l’Io.
  • Fattori scatenanti: a livello inconscio possono formarsi dei contenuti destrutturanti patologici che possono rimanere latenti per lunghi periodi ed essere riattivati da eventi esterni contingenti o in fasi specifiche della vita come l’adolescenza.
  • Fattore ambientale: in particolar modo l’ambiente familiare. La forza della coscienza del bambino dipende da quella dei genitori. I genitori hanno la funzione di centro unificatore esterno. Possono facilitare l’unificazione o la disgregazione dell’Io del bambino (tu genitoriale che dice di sì all’altro → ti amo per quello che sei → Tu unificato / Tu genitoriale che non accetta → non ti amo per quello che sei → Tu non unificato).
  • Solitudine: il problema fondamentale nella persona che soffre è la solitudine nella sofferenza. Ogni terapia inizia sempre con la cura della solitudine, aprire un rapporto terapeutico è proprio rompere la solitudine (Alice Miller: “La chiave accantonata” testimoni soccorrevoli, figure di riferimento al di là dei genitori (nonni, zii) che in un contesto distruttivo preservano l’integrita dell’io del bambino).
  • Fattore visione della vita: salvaguardare una visione positiva della vita per salvaguardare la speranza.
  • Fattore Sè: è l’anima stessa che si ritrae dalla personalità. L’istinto del Sé è la manifestazione, se non può farlo per via di una personalità disgregata l’anima si ripiega su se stessa.

Curare la sofferenza non è sufficiente, è necessario anche riattivare la gioia.
La terapia risiede nella commozione dell’incontro di due anime.


 

Nel prossimo articolo approfondiremo ulteriormente il setting e processo psicoterapeutico.

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