Psicopatologia e clinica nella prospettiva psicosintetica: disturbi d’ansia

Disturbi d’ansia

L’ansia di per sé non è un fenomeno anormale. Si tratta di un’emozione di base, che comporta uno stato di attivazione dell’organismo e che si attiva quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa.

Nella specie umana l’ansia si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente, nella ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie di fuga, nonché in una serie di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza del respiro, del battito cardiaco, della sudorazione, le vertigini, ecc. Tali fenomeni dipendono dal fatto che, ipotizzando di trovarsi in una situazione di reale pericolo, l’organismo in ansia ha bisogno della massima energia muscolare a disposizione, per poter scappare o attaccare in modo più efficace possibile, scongiurando il pericolo e garantendosi la sopravvivenza.
L’ansia, quindi, non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce una importante risorsa, perché è una condizione fisiologica, efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni.

Quando l’attivazione del sistema di ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni, però, siamo di fronte ad un disturbo d’ansia, che può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni.
I disturbi d’ansia conosciuti e chiaramente diagnosticabili sono i seguenti:

  1. Attacco di Panico: corrisponde a un periodo preciso durante il quale vi è l’insorgenza improvvisa di intensa apprensione, paura o terrore, spesso associati con una sensazione di catastrofe imminente. Durante questi attacchi sono presenti sintomi come dispnea, palpitazioni, dolore o fastidio al petto, sensazione di asfissia o di soffocamento, e paura di “impazzire” o di perdere il controllo.
  2. L’Agorafobia: l’ansia o l’evitamento verso luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto in caso di un Attacco di Panico o di sintomi tipo panico.
  3. Il Disturbo di Panico Senza Agorafobia: caratterizzato da ricorrenti Attacchi di Panico inaspettati, riguardo ai quali vi è una preoccupazione persistente.
  4. Il Disturbo di Panico con Agorafobia è caratterizzato sia da ricorrenti Attacchi di Panico inaspettati che da Agorafobia.
  5. L’Agorafobia Senza Anamnesi di Disturbo di Panico: caratterizzata dalla presenza di Agorafobia e di sintomi tipo panico senza anamnesi di Attacchi di Panico inaspettati.
  6. La Fobia Specifica: caratterizzata da un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a un oggetto o a una situazione temuti, che spesso determina condotte di evitamento.
  7. La Fobia Sociale: caratterizzata da un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a certi tipi di situazioni o di prestazioni sociali, che spesso determina condotte di evitamento.
  8. Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è caratterizzato da ossessioni (che causano ansia o disagio marcati) e/o compulsioni (che servono a neutralizzare l’ansia).
  9. Il Disturbo Post-traumatico da Stress è caratterizzato dal rivivere un evento estremamente traumatico accompagnato da sintomi di aumento dell’arousal e da evitamento di stimoli associati al trauma.
  10. Il Disturbo Acuto da Stress:caratterizzato da sintomi simili a quelli del Disturbo Post-traumatico da Stress che si verificano immediatamente a seguito di un evento estremamente traumatico.
  11. Il Disturbo d’Ansia Generalizzato è caratterizzato da almeno 6 mesi di ansia e preoccupazione persistenti ed eccessive.
  12. Il Disturbo d’Ansia Dovuto ad una Condizione Medica Generale è caratterizzato da sintomi rilevanti di ansia ritenuti conseguenza fisiologica diretta di una condizione medica generale.
  13. Il Disturbo d’Ansia Indotto da Sostanze è caratterizzato da sintomi rilevanti di ansia ritenuti conseguenza fisiologica diretta di una droga di abuso, di un farmaco o dell’esposizione ad una tossina.
  14. Il Disturbo d’Ansia Non Altrimenti Specificato viene incluso per la codificazione di disturbi con ansia o evitamento fobico rilevanti che non soddisfano i criteri per nessun specifico Disturbo d’Ansia definito in questa sezione (o sintomi di ansia a proposito dei quali sono disponibili informazioni inadeguate o contraddittorie).

 

Il sintomo è un simbolo, è importante valutare il reale significato sotteso alla sintomatologia fisica.

Il paziente con ansia desidera essere ascoltato e di solito inizia proprio dal sintomo il suo racconto.
È importante che il terapeuta “stia” nell’ascolto del sintomo e lo legittimi in modo da accogliere l’altro permettendogli di narrare la sua storia.

Se analizziamo la stella delle funzioni di un soggetto ansioso noteremo una ipertrofia delle funzioni emozione-sentimento, sensazione, una funzione pensiero ridondante o addirittura bloccata dall’inflazione conseguente all’iper stimolazione sensoriale ed emotiva.

Come detto precedentemente l’ansia è comunque un’emozione che rientra nello spettro fisiologico e pertanto nell’ottica psicosintetica ognuno possiede una subpersonalità di base ansiosa.

Si diventa “patologicamente” ansiosi per diversi motivi cosiì schematizzabili:

  • Corredo biologico e tratto familiare
  • Ambiente familiare insicuro e non protettivo
  • Relazione col contesto culturale esasperante certi aspetti
  • Relazione con l’inconscio collettivo

 

Secondo la psicosintesi l’origine della patologia risiede nell’allontanamento o nella rottura dell’asse io- Sè.

Nel momento in cui un bisogno primario non viene soddisfatto sia attua un meccanismo di difesa, si crea un tappo con una dipendenza.
È fondamentale in terapia capire quale sia stato il bisogno prevaricato e quale centro unificatore sia venuto a mancare.

Alle spalle del disturbo d’ansia c’è la paura del non essere, del morire.

L’allontanamento, la rottura del dialogo io-Sè implica un non essere, un andare contro l’origine della relazione.

L’ansia è energia sospesa che va ricanalizzata.

Il lavoro terapeutico e il lavoro personale consistono nell’alchimia fra comprensione amorevole, distacco e presenza.

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